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25 giugno 2013 2 25 /06 /giugno /2013 22:18

La posa di pavimenti su una scala è un lavoro abbastanza impegnativo in quanto prima di procedere alla messa in opera del rivestimento è necessario preliminarmente controllare tutte le misure degli elementi che compongono la scala ( pedate ed alzate).

 

La prima operazione da fare solitamente è quello di tracciare sulla parete le misure di tutti i gradini per avere un parametro di controllo delle misure prima di posare il rivestimento; nel caso in cui non si può segnare da nessuna parte allora si prenderà come riferimento la misura totale dell’altezza della scala dal punto dove parte la prima alzata fino all’arrivo dell’ultima, dove smonta la scala.

Una volta calcolata l’altezza massima si dividerà per il numero delle alzate, ottenendo la misura esatta dell’alzata di un singolo gradino. Mentre per le scale esterne viene solitamente calcolato uno scarto di 3mm di pendenza ( considerando una pedata di 30cm), più una minima tolleranza per il lavoro, per quelle interne se ne calcola 1mm.

Dopo aver calcolato le alzate con lo stesso procedimento si calcola la misura di ogni singola pedata, dividendo questa volta la lunghezza totale della scala per il numero delle pedate con l’accorgimento in questo caso di aggiungere lo spessore dell’alzata per fare in modo che il rivestimento capita a filo oppure si calcola qualche centimetro in più per il rivestimento se si vuole una leggera sporgenza del rivestimento.

Se scegliamo di rivestire i gradini con il marmo allora per metterli in opera si utilizzerà sabbia e cemento. In questo caso si potrà percorrere la scala dopo poche ore, facendo attenzione a camminare al centro della pedata. Vediamo come si procede per la posa del rivestimento:

Il primo passo è rappresentato dal posizionamento dell’alzata trovato all’inizio;

Si spatola l’alzata in maniera uniforme con un collante ( 1 parte di colla e 2 di cemento);

Riempimento con sabbia e cemento controllando il livello con una livella a bolla;

Aspirare eventuali residui pulverulenti;

Spatolare le pedate con collante utilizzando una spatola a bassa dentatura;

Posa della pedata

 

Per controllare il corretto andamento della scala si utilizzerà una stagia lungo la lunghezza e si osserverà se tutte le pedate toccano con la stagia. L’ortogonalità tra pedata e alzata si controllerà con una semplice squadra accostata al muro.

Se si decide di utilizzare le piastrelle come rivestimento allora la posa va fatta dall’alto perché bisognerà aspettare che il collante faccia presa e fino a quel punto sulla scala non si può camminare. In questo caso va controllato anche l’allineamento tra i vari gradini e si consiglia di avere sempre la misura dell’alzata come riferimento man mano che si procede con il lavoro. Per fare in modo che le piastrelle non si spacchino, partendo sempre dallo smonto della scala, conviene prima posare le pedate dell’ultimo e penultimo gradino e poi le alzate e così via.

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16 luglio 2011 6 16 /07 /luglio /2011 20:19

La capriata è una struttura architettonica, tradizionalmente realizzata in legno, caratterizzata da una serie di elementi ben ancorati ciascuno dei quali svolge una precisa funzione statica.

La capriata: evoluzione storica

La capriata è una struttura architettonica, tradizionalmente realizzata in legno, che vanta antiche origini; pur se nel “De Architettura” di Vitruvio si parla dell’utilizzo della capriata come elemento di copertura, alcuni studiosi ipotizzano che già i greci impiegarono strutture di “forma triangolare”. L’architettura paleocristiana fece molto uso delle capriate, per coprire gli ampi spazi delle prime basiliche cristiane anche se, purtroppo, non ci sono pervenute tracce per potere analizzare la composizione dei singoli elementi e la tecnologia che caratterizzava l’unitarietà della struttura. Le capriata lignea paleocristiana era strutturata in modo tale da non generare spinte laterali sulla muratura e ciò consentiva ai muri laterali di non avere grossi spessori con assenza di contrafforti. Nel periodo romanico le capriate, che coprivano le navate laterali, furono sostituite da volte; solo nella navata centrale era possibile ammirare la spettacolare e ardita struttura. Nonostante le volte iniziarono a sostituire i tetti a capriate, la struttura lignea continuò ad essere utilizzata per coprire ampi spazi e in breve tempo si diffuse in tutta Europa e ad essa si apportarono delle varianti come, ad esempio, nell’Europa settentrionale dove le falde erano più inclinate rispetto alle classiche. Nel Medioevo, alla capacità strutturale degli elementi architettonici che costituivano la capriata, come puntoni, saette, catene e monaci, si aggiunse anche la capacità formale; le capriate infatti erano finemente decorate con colori vivaci, come ci dimostrano alcuni esempi ritrovati a Firenze. Lo studio effettivo della struttura nel suo funzionamento statico e nelle sue varie varianti, iniziò nel Rinascimento quando alcuni trattatisti come Mariano di Jacopo detto il Taccola, Leondardo da Vinci e Serlio ne cominciarono ad analizzare la composizione. Dagli studi effettuati, emerge che la capriata ancora non era conosciuta come “elemento reticolare”, dato che la tipologia classica caratterizzata da monaco, due puntoni, due saette, e catena venne trasformata introducendo più elementi di rinforzo. La famosa capriata “palladiana” è caratterizzata da un monaco, e due saettoni ben ancorati alla catena, costituendo una struttura perfettamente reticolare. Nel periodo rinascimentale e barocco l’uso della capriata fu meno diffuso ma non completamente abbandonato. Nel XVIII e soprattutto nel XIX secolo la capriata fu studiata sul piano teorico, comprendendone il funzionamento statico, così da realizzare strutture ben più complesse come le travature reticolari ad aste e nodi. L'uso della capriata nel XIX e nel Novecento fu rivolto soprattutto all'edilizia industriale, affiancando al tradizionale legno, anche il metallo come capriate in acciaio e infine il cemento armato.

La capriata: un gioiello architettonico

Le capriate sono uno spettacolare gioiello dell'architettura e vanno restaurate.

Mezza Capriata "Castello di Casapozzano"Capriata-"Castello di Casapozzano (CE)"
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4 luglio 2011 1 04 /07 /luglio /2011 13:54

I soffitti a cassettone hanno rappresentato un elemento di particolare pregio nell'Italia del 1500. Ampi spazi erano caratterizzati da solai lignei costituiti da travi a vista che incrociandosi formavano settori che ben si prestavano ad ospitare fini apparati decorativi.

I soffitti a cassettoni vengono introdotti in Italia intorno al XIII secolo ma fu nel 1500 che si diffusero nei più bei palazzi, arricchendo di prestigio ambienti di notevole importanza. La forma più semplice del cassettone è quella quadrilatera o rettangolare ma raramente si trovavano anche cassettoni dalle forme più articolate come quelli esagonali, ottagonali o addirittura circolari. I cassettoni potevano essere decorati o semplicemente caratterizzati con un'unica nota di colore in ambienti di minore importanza. Il cassettone si otteneva dall'incrocio di travi principali poste alla medesima distanza e travi secondarie caratterizzate da un diametro inferiore. Nei casi più complessi i soffitti a cassettoni diventano rilevanti elementi di abbellimento per gli ambienti in quanto si presentano con decorazioni molto più eleaborate, sia geometriche che floreali e spesso le medesime decorazioni sono arricchite con dorature ed elementi emergenti che caratterizzano i vari settori del soffitto ligneo come per esempio graziosi fiori posti al centro di ciascun settore. Un elemento fondamentale per la realizzazione di un corretto cassettone è la valutazione dell'altezza dell'ambiente che ne determina sensibilmente la profondità del cassettone. In effetti in locali piuttosto bassi qualora si voglia realizzare un cassettone è necessario realizzare una struttura poco profonda, senza rinuciare all'aspetto decorativo che lo caratterizzerà e lo renderà particolare. Negli ultimi tempi vanno molto di moda i cassettoni nudi con travi lignee verniciate di bianco per ambienti più attuali in stile country.

see filename | Source my camera | Date see metadata | Author sailko |ceiling by giorgio vasari | Source (my camera) | Date see metadata | A
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3 luglio 2011 7 03 /07 /luglio /2011 18:09

Scegliere il colore più adatto per gli ambienti della nostra casa va fatto con molta cautela. Non si tratta soltanto di una questione di gusto personale ma giocare troppo con le tinte talvolta può rappresentare un serio rischio.

I colori hanno un potere straordinario non soltanto simbolico-formale, ma possiedono la grande capacità di influire sui nostri sensi, la nostra psiche ed il nostro stato d’animo. La cromoterapia negli ultimi anni è diventata quasi una costante nell’architettura moderna e la sua diffusione è stata dettata dalla necessità di staccare la spina con la realtà frenetica; chi non soffre lo stress e a chi non piace rifugiarsi in rilassanti centri benessere o magari restare comodamente a casa propria vivendo gli ambienti nel massimo della tranquillità? Utilizzare dei colori troppo accesi, suggeriti talvolta dalla moda trasgressiva del momento, come negli anni ’70 quando utilizzare un colore acceso stava a significare trasgressione ed innovazione, a lungo andare potrebbe risultare pesante e stancare la vista. I colori sono la finitura finale, il vestito che la camera andrà a indossare; tale vestito è bene che sia cucito perfettamente su misura in base a diversi fattori quale il grado di illuminazione, l’orientamento e la funzione che la camera dovrà assolvere. Il bianco è il colore più utilizzato, simbolo della purezza trasmette senso di pulizia, di essenzialità; ideale negli ambienti spiccatamente moderni, il bianco aiuta ulteriormente ad ampliare gli spazi. Il nero, colore molto apprezzato negli anni ’70, è ritornato di moda specie nella scelta di pavimenti o limitate porzioni di superfici in contrasto con il bianco o il rosso. Il rosso colore della passione se ben utilizzato, in maniera decisa, conferisce un effetto “volumizzante” alle forme in ampi spazi; ispira riservatezza, intimità, calore e senso di protezione e spesso si ritrova in ambienti di stile etnico, assieme all’arancio. Il giallo è espressione di allegria, solarità e trasmette un senso di libertà, stimola la concentrazione; ideale in ambienti di lavoro come uffici, camerette di bambini. Il verde, colore poco utilizzato, nelle corrette tonalità evoca, tenerezza, giovinezza; molto interessante se accostato al legno in ambientazioni country, per esempio, assieme all’azzurro pastello, altro colore fresco, luminoso e spirituale. Il lavanda, derivante dal viola, colore soppiantato per superstizione, negli ultimi anni si è preso la sua bella rivincita ottenendo un gran successo; sembrerebbe che sia il colore per eccellenza del rilassamento; ideale nelle camere da letto, nei soggiorni e nei bagni.

pareti giallepareti bluparete verdeparete rossaparete lavanda
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2 luglio 2011 6 02 /07 /luglio /2011 23:22

La scelta della boiserie vuol dire impreziosire un ambiente che si vuole rivestire di fine e autentica eleganza.

Negli ultimi anni la boiserie sembra sia stata rivalutata: presente sia in ambienti classici che moderni, oggi colpisce con il suo tocco di originale e spiccata eleganza. Il termine boiserie deriva da "boiser une chambre", che vuol dire decorare le pareti attraverso l'ausilio di rivestimenti lignei. Originariamente il rivestimento ligneo di una stanza aveva una sua funzione fondamentale e cioè quella di soddisfare la necessità di difendersi dal freddo e dall'umidità negli immensi saloni di antichi palazzi e castelli. Le prime boiserie erano realizzate con semplici tavole accostate ma ben presto si pensò bene di arricchirle e impreziosirle con ricchi e fantasiosi decori affiché potessero soddisfare non soltanto un aspetto funzionale ma anche formale. La boiserie nel corso del '600 e nel '700 divenne un elemento architettonico molto pregiato e fu molto apprezzata e impiegata specialmente in Francia. In Italia molto famosa è la storica boiserie di Francesco I dei Medici a Firenze. Di lì a poco i semplici pannelli lignei si tramutarono in vere e proprie opere d'arte, con l'introduzione di dorature, pannelli pittorici e di fini decorazioni a stucco, anche se la vera e classica boiserie rimane pur sempre quella in legno. Le essenze lignee più utilizzate erano il pero, la quercia, il ciliegio, il noce e l'abete, legni molto pregiati e resistenti. Le boiserie nel corso degli anni hanno assunto funzioni e aspetti formali diversi.

Le boiserie le ritroviamo in eleganti saloni, camere da letto, studi classici e a volte addirittura in antibagni di lussuosi alberghi. È possibile ritrovare sia boiserie dagli stucchi elaborati che costituite da semplici pannelli lignei naturali o laccati: molto eleganti e raffinate sono le bianche boiserie talvolta incorporate all'interno di grandi librerie in ambienti non necessariamente classici ma anche spiccatamente moderni. È consigliabile impiegare boiserie di legno naturale in ambienti spaziosi in quanto il legno con le sue tonalità conferisce un effetto ottico di restringimento spaziale e riduzione della luminosità. Per chi non ne vuole proprio farne a meno allora potreste optare per una semplice boiserie laccata bianca che dona allo spazio sinuosa luminosità ed eleganza anche in ambienti essenzialmente moderni.

boiserieboiserie bianca
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30 giugno 2011 4 30 /06 /giugno /2011 16:41

"Specchio specchi delle mie brame chi è la più bella del reame?". Da sempre gli specchi hanno rappresentato un oggetto molto affascinante sia nello scenario del mondo della fantasia che nella cruda realtà quotidiana di doversi necessariamente specchiare quando non ci si sente sempre perfettamente in forma, per radersi, per cancellare le sbavature del rossetto e così fare i conti con la cruda realtà!

Lo specchio è un oggetto indispensabile, affascinante, quasi magico. Anche Stilly (celebre protagonista del cartoon degli anni '80) si specchiava nel suo specchio magico per trasformarsi nei personaggi che desiderava. Nessuno può farne a meno per esplicare la propria vanità. Nel corso del tempo lo specchio si è rispecchiato a sua volta nel presente assumendo talvolta volti diversi con la sua poliedricità e capacità di trasformarsi e soddisfare le più svariate funzioni: utile per specchiarsi e non solo, un perfetto espediente per creare giochi di luce, abile illusionista di giochi prospettici, d'insolite forme e in grado di dare inusuali visuali allo spazio, allargandolo ove opportuno anche se realmente ci si trova di fronte uno spazio angusto. Lo specchio è un amico fedele, soprattutto delle donne e sin anche le meno narcisiste non ne possono fare proprio a meno. E molto apprezzati dagli uomini se piazzati a soffitto. Gli specchi dalle più svariate forme essenziali o elaborate, tondi, rettangolari, con cornici o semplicemente incassati nella muratura, nel corso degli anni si sono modernizzati soddisfacendo le esigenze del tempo. Molto comodi gli specchi portatili, o quelli ad ingrandimento. Addirittura nei bagni turchi è possibile optare per specchi antiappannamento, in maniera tale da specchiarsi comodamento sotto più elevate temperature. Molto interessanti sono le grandi specchiere a psiche, già diffuse nell'800, rivalutate negli anni '50, tornate di gran moda, dove è possibile specchiarsi interamente e avere almeno l'illusione di essere alte, delle vere fotomodelle; eleganti nel loro stile quelle veneziane consigliate in ambienti classicheggianti o di riproposizione di art nouveau. Oggi lo specchio è diventato un vero e proprio oggetto di fine design e di arredo: oggi è possibile sbizzarrirsi e scegliere specchi dalle forme più strane ed insolite; addirittura è possibile trovare in commercio specchi allungati ad onda che non solo ci creano l'illusione di farci sentire bellissime ma stimolano la fantasia e l'immaginazione facendoci sognare le onde del mare anche se piazzati su una parete bianca come la neve in pieno inverno.

specchio psichespecchio a soffittospecchio a pezzispecchio lungospecchio specchio delle mie brame
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29 giugno 2011 3 29 /06 /giugno /2011 17:33

È incredibile, il mitico juke box compie 80 anni e oggi merita di essere festeggiato a gran voce: Buon Compleanno Juke box, che sei riuscito con pochi spiccioletti a far sciogliere e sorridere anche i cuori più timidi, rudi e selvaggi. E oggi, anni in cui pullulano iPod, telefonini e cd portatili, ti sei preso la tua bella rivincita e rappresenti un desiderio, un simbolo per gli amanti della musica e del design.

Come non innamorarsi di quella magnifica scatola musicale in cui basta una sola monetina per arricchirsi di gioia, di speranza, di amicizia e di orgoglio? Ebbene quella magica scatola che negli anni '60 a volte risultava un po' ingombrante, oggi si è tramutata in un oggetto ricercatissimo, di gusto del design, di arredo e riesce ancora a sorprendere per il suo magnetico fascino: bastava una monetina e il gioco era fatto! Dal juke box esplodeva un arcobaleno fatto di luci, di note che rallegravano e talvolta si tramutava in un abile pioniere di abbordaggio, ottima scusa per far colpo, come nella memorabile scena del film di Vanzina in Sapore di Mare, dove sotto la capannina, la bella bionda abbronzatissima attirata dalle note, esibiva le sue conturbanti forme sotto le contagiose note del Ballo del Mattone.

Attualmente il re dei juke box, il più ricercato, è il Wurlitzer 1015, modello del 1946 ideato da Fuller che assieme a Miller della Seeburg ne rivoluzionarono il design con l'introduzione della plastica, della forma armonica e delle psichedeliche luci colorate da ricordare quella di Las Vegas. L'oggetto, prodotto in 56.242 esemplari, sfiora i 50 mila euro. E pensare che il Detubante del 1934, primo juke box prodotto dalla Wurlitzer, era una sorta di armadietto grigiastro, privo dei "bubble tubes" colorati, che a dire il vero alla vista non ispirava molto allegria.

Intorno a quegli anni il P10, un modello a 78 giri, consentiva di scegliere le canzoni tra 10 dischi messi a disposizione. Il mobile impiallacciato in noce, era caratterizzato da una parte trasparente da cui era possibile scrutare il meccanismo di funzionamento cambiadischi.

La vera svolta si ebbe con il Wurlitzer 850 del 1941, prodotto in più di 10 mila esemplari, dal design rivoluzionario e moderno, quello dall'immagine che con gli anni è entrata a far parte dei nostri desideri. Accanto alla Wurlitzer altre case produttici contribuirono alla diffusione dei juke box come la AMI e la Seeburg.

Wurlitzer P10
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27 giugno 2011 1 27 /06 /giugno /2011 10:24

Negli ultimi tempi il bagno turco è diventato il desiderio della casa degli italiani. La risposta è semplice ritrovarla nella volontà di eludere lo stress del tran tran quotidiano rifugiandosi in un ambiente paradisiaco dove il relax è assicurato.

Le origini del bagno turco, o "hammam" nel gergo marocchino, si debbono ricercare nel lontano ed antico mondo egiziano; da lì a poco anche i greci e i romani furono dell'idea che la cura del proprio corpo era di fondamentale importanza non solo per purificare la carne ma anche lo spirito. Differentemente dalla sauna finlandese che sfrutta il calore secco per rinvigorire il corpo, il bagno turco sfrutta il potere del vapore dato dall'alto tasso di umidità relativa dal 90 al 100% con una temperatura interna che varia dai 40° ai 60° aumentando dal basso verso l'altro.I vapori, vero toccasana per eliminare le tossine, sono prodotti da un generatore di vapore mantenuti all'interno grazie ad un impregnante di protezione e prevenzione da funghi e muffe. Per la realizzazione di un bagno turco funzionale occorrono in media 8 mq per un'altezza intorno ai 2,20 m caratterizzato da un tetto spiovente o a cupola per evitare dispersioni di calore. I materiali più utilizzati per la costituzione della struttura del bagno turco come le cupolette i tetti a spiovente ecc. sono: il polistilene, materiale ignifugo, resistente, isotermico e duttile; la vetroresina. Le panche saranno in legno, in muratura rivestite di colorati mosaici o di marmo, o in alternativa di resina. Anche le pareti una volta rese stagne coibentandole con appositi pannelli isolanti, verranno successivamente rivestite con eleganti mosaici. Prima di realizzare i pavimenti vengono realizzati gli impianti idraulici per garantire il buon funzionamento del bagno attraverso la predisposizione di una serie di scarichi sifonati e da non sottovalutare l'alloggio per lo scarico del generatore di vapore. Quest'ultimo solitamente si colloca nel vano intermedio di circa 40-50 cm tra il soffitto del solaio e il colmo del tetto del bagno turco, celato da una controsoffittatura facilmente ispezionabile, che ospiterà anche l'impianto di illuminazione. Il sistema d'illuminazione a led è il più utilizzato in accordo con i benefici della cromoterapia; per le persone più incontentabili è possibile sfruttare i benefici dell'aromaterapia, inebriandosi di essenze profumate, espulse assieme ai caldi getti di vapore. "Effegibi" è una delle aziende che fornisce la realizzazione di saune e bagni turchi e fornisce una valida assistenza tecnica 24 ore su 24.

bagno turco
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24 giugno 2011 5 24 /06 /giugno /2011 20:55

La moda va e viene si sa! Se i vostri genitori o i vostri nonni possiedono oggetti di design degli anni '60 e '70 non disfatevene, sono oggetti d'epoca, quindi è bene custodirli perchè col tempo acquisteranno sempre più valore, come le lampade vintage degli anni '60 che sembrano essere tornate di gran moda.

Negli anni '60 e '70 il design esplode con la crezione di originali oggetti dalle forme e dai colori più vivavi. Le lampade rappresentano un buon campo di sperimentazione. Non passeranno molti anni dal passaggio dalle classiche lampadine ad incanadescenza a quelle alogene che troveranno spazio anche in alcune lampade di qualche anno precedente. Le lampade da tavolo, derivanti dalle vecchie lampade ad olio, possiedono un loro fascino particolare, funzionali perchè possono essere trasportate comodamente da un punto all'altro e quindi rivestire qualsivoglia particolare punto di profonda intimità. I materiali, le forme e i colori utilizzati sono di vario tipo: metallo, vetro, ceramica, termoplastica, legno dalle forme armoniose e dai colori vivacemente pop. La Kaiser di Christian Dell è una lampada degli anni '30, perfetta espressione modernista della Bouhaus, divenne un modello degli anni '60; sempre presente sulle scrivanie di molti film classici di quel periodo accanto all'immancabile telefono nero. La Kaiser ha una struttura illuminante metallica verniciata in nero che ci ricorda la testa di un fungo ed una base curva, ad arco che la rende armoniosa in tutte le sue forme. Attualmente Frizz Handen ha riproposto fedelmente la Kaiser utilizzando materiali moderni quale acciaio inossidabile ad elevata resistenza nella gamma di vari colori: bianco, nero, avorio, rosso e verde scuro. La nuova Kais Idell può soddisfare diverse funzioni: la lampada è diponiblile da tavolo, a parete, da terra e a sospensione. In Italia Alberto Tinti sembra ispirarsi alla Kaiser con la sua linea "Terra". Alcune lampade invece come quella di Pier Giacomo Castiglioni, caratterizzata da un sostegno ad arco eda un diffusore sferico in metallo, ispirata al mitico cartoon Snoopy, non è mai uscita fuori produzione: il nero e il bianco sono i due colori in contrasto ma che in questo caso si fondono per dar vita ad un capolavoro del design unico nel suo genere. Come non soffermarci sulle classiche lampade sferiche su comodino degli anni '70 sostituite oggi dai "globi" ad appoggio o a sospensione utilizzati sia per interni che per esterni. Conservate le lampade dei vostri nonni! Potrebbero essere di vaolre!

kaiserglobi anni '70globi
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24 giugno 2011 5 24 /06 /giugno /2011 10:55

Le piastrelle rappresentano una finitura molto rilevante nel decoro di una casa. L'articolo propone una panoramica di quelle che attualmente spopolano gli showroom.

In commercio oramai c 'è solamente l'imbarazzo della scelta; vasta è la gamma di forme, colori, pezzature e caratteristiche meccaniche di resistenza delle piastrelle. Infatti le tipologie variano anche in base alla funzionalità che dovranno esplicare: le piastrelle per i portici, giardini, rivestimenti piscine, balconi e terrazzi devono essere necessariamente resistenti all'acqua e alle abrasioni. Un consiglio da non sottovalutare è che conviene scegliere un buon prodotto in termini economici perché rappresenta una sorta di investimento a lungo termine, dal momento che rimettere su dei pavimenti costerebbe il doppio in termini di manodopera e la posa di un nuovo pavimento. Esistono svariati tipi di piastrelle alcune delle quali imitano perfettamente materiali come il legno, i metalli, la pelle. Ancora esistono alcuni tipi di mattonelle modulari contenenti al loro interno dei led colorati, utilizzati per pavimenti galleggianti in centri benessere per cromoterapia, o in alcuni ambienti di zona relax. Le ceramiche di terracotta conservano ancora il loro fascino, alcune come quelle della Tagina, non sono altro che la riproduzione in gres porcellanato di antiche mattonelle situate in luoghi di interesse storico come chiese o antiche tenute. Le piastrelle in ceramica della Gabbianelli sono molto interessanti per chi ama le note vivaci di colore ed esaltare i propri spazi con un tocco di allegria; propone delle piastrelle 20x20 adatta per bagni non molto ampi. La serie "Pictura" posata dà l'idea di un affresco acquerellato a parete. Per chi è legato alla tradizione e i classici blu egialli vietresi F. De Maio offre un'ampia gamma di motivi decorativi per piastrelle 10X10 per cucine in muratura. I tagli delle piastrelle variano in base allo stile della casa. Per ambienti moderni le piastrelle dalle forme rettangolari 30X60 si prestano molto bene. Per ambienti rusticheggianti "La Fabbrica" offre una piastrella 29,9x29,9 "Le Masserie" da varie tonalità dal colore rosato al classico cotto. La loro particolarità sta nel profilo non rettificato ma ondulato che attesta maggiormente il senso dell'irregolarità. Per gli amanti del classico "Versace" con la linea "Eden"e "Luxor" rappresenta il massimo della raffinatezza ed eleganza. Per gli esterni "Edilgres" e "Reflin" propongono prodotti davvero interessanti che ne garantisono la durabilità nel tempo. Infine come non citare i mosaici della "Bisazza" luminosi, colorati, glitterati insomma ce n'è per tutti i gusti!

gabbianellif.de maioLa Fabbrica-"Le Masserie"
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